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Articolo redatto in collaborazione con Alessia Moratto, esperta in advocacy e diritti umani
“Non si è malate quando si hanno le mestruazioni, è una realtà di salute del tutto naturale. Allo stesso modo, non si è malate quando si ha una carenza di sonno dovuta ai sintomi della menopausa.
Allora perché tante donne hanno bisogno di mettersi in malattia mascherando il vero motivo per cui non riescono a svolgere le loro mansioni lavorative?”
[…]
“L’esperienza delle mestruazioni e della menopausa può essere molto debilitante, eppure ci è stata inculcata l’abitudine di mascherarne l’esistenza sul posto di lavoro, a scuola e a casa.
Questa politica sostiene le donne nella loro capacità di autocurarsi adeguatamente durante le mestruazioni e la menopausa, senza essere penalizzate dall’esaurimento del congedo per malattia”.
Traduzione dal Victorian Women’s Trust – period policy
Il 28 maggio di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale dell’Igiene Mestruale. Una data non casuale: la scelta del giorno “28” rappresenta i giorni del ciclo, mentre maggio è quinto mese del calendario come sono 5, in media, i giorni di mestruazioni. Questa giornata è dedicata a favorire il superamento di pregiudizi e luoghi comuni che ostacolano la serena crescita di ragazze (e ragazzi) e che sono difficili da affrontare poiché derivano da credenze popolari tramandate per generazioni e da disagi sociali con cui ogni mestruante fa i conti nel corso della sua vita.
L’UNFPA (il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) sottolinea come, per milioni di individui, questa naturale funzione del ciclo riproduttivo possa esporre a:
– abuso (l’inizio delle mestruazioni può portare a matrimoni precoci, violenze sessuali, violazioni dell’autonomia corporea);
– stigma (esilio nelle capanne delle mestruazioni);
– opportunità perse (saltare la scuola o il lavoro a causa di dolore, disagio e/o mancanza di prodotti per l’igiene personale);
– perdita di dignità (mancanza di rifornimenti in contesti umanitari e di rifugiati dove anche acqua e sapone scarseggiano o non sono disponibili).
Le conseguenze di questo persistente stigma associato al sanguinamento pesano sulla salute di ogni mestruante, soprattutto sulle donne, sulla loro istruzione, sulla loro partecipazione sociale, sulle loro finanze e, a livello più ampio, sull’ambiente.
L’approvazione del disegno di legge che introduce il congedo mestruale in Spagna ha portato l’attenzione dell’opinione pubblica europea a concentrarsi su questo tema e, anche a livello politico, si è riacceso il dibattito in materia.
La Spagna è il primo paese europeo a riconoscere questo importante diritto: il congedo verrà riconosciuto alle donne che soffrono di dolori mestruali molto forti e quindi invalidanti. Per ottenerlo sarà necessario presentare al datore di lavoro un certificato medico.
Congedo mestruale: di cosa si tratta
Il congedo mestruale è un permesso mensile retribuito di cui si può usufruire in caso di dismenorrea, ovvero di dolore uterino che sorge durante il periodo delle mestruazioni e che è così invalidante da risultare incompatibile con la normale attività lavorativa.
Parlare di congedo mestruale significa, anzitutto, sdoganare lo stigma che storicamente circonda le mestruazioni, ancora oggi troppo spesso oggetto di tabù.
Congedo mestruale: pro e contro
Per molte persone il congedo mestruale rappresenta una grande vittoria per il benessere fisico e mentale di ogni mestruante.
Secondo El Pais, la legge spagnola farebbe rientrare la salute mestruale nel più ampio diritto alla salute, andando così a contrastare gli stereotipi e i miti sulle mestruazioni che ancora esistono e che ostacolano la vita privata e professionale soprattutto delle donne.
Il riconoscimento del ciclo mestruale come una condizione naturale, invece che un momento “di malattia” o un qualcosa da nascondere, contribuisce a normalizzarlo e legittimarlo come argomento di cui poter parlare liberamente.
Secondo altre persone, però, il congedo rischia di stigmatizzare ancora di più le lavoratrici (le donne non sono le uniche ad avere le mestruazioni ma sono la percentuale più ampia), vittime di discriminazioni e spesso considerate più vulnerabili, meno produttive ed affidabili, e quindi meno “vantaggiose” rispetto ai loro colleghi uomini. Le aziende potrebbero essere ancora più reticenti ad assumere o promuovere donne, oltre che per una potenziale maternità, anche per la possibilità di rimanere a casa un quantitativo di giorni ogni mese.
Un ulteriore aspetto di discriminazione può riguardare le persone transgender e non binarie, nel caso in cui non venga riconosciuto loro lo stesso diritto al congedo mestruale.
Per la dottoressa Úrsula Szalata, che collabora con il sindacato Comisiones Obreres d’Asturies, si tratta di una polemica sterile perché – come già detto – i permessi non verranno concessi con leggerezza, “ma con un giustificato motivo di salute”. “Non tutte le donne sono uguali, né tutti i cicli sono uguali. – chiarisce – Inoltre, solo perché si ha l’opzione non significa che la si userà. La considero la conquista di un diritto come ai suoi tempi è stato il congedo di maternità, che col tempo è stato interiorizzato e accettato. Non capisco il rumore, stiamo sostenendo la salute sul lavoro con una prospettiva di genere.”
Congedo mestruale nel mondo
Unione sovietica
La prima legislazione sul congedo mestruale risale all’Unione Sovietica, dove fu introdotta nel 1922 per le lavoratrici nelle fabbriche. Il motivo alla base di questa iniziativa era quello di proteggere la fertilità delle donne e il loro ruolo di madri, anche a discapito del loro ruolo di lavoratrici.
Questa politica è stata vietata dopo 5 anni, dopo aver constatato che le aziende avevano iniziato a a sostituire le dipendenti femmine con dipendenti maschi, considerati più economici e affidabili.
Il congedo mestruale è riapparso poi nel dibattito politico russo nel 2013, ma la proposta (che prevedeva due giorni di congedo mestruale mensile retribuito alle donne) è stata formulata in termini fortemente paternalistici – concentrandosi sulla gestione del corpo e della psiche femminile, considerati “ingombranti” – e quindi respinta e condannata con forza dagli attivisti per i diritti umani.
Giappone
Nel 1947 il Giappone è stato il primo paese a concedere alle donne il congedo mestruale.
Questa misura è stata adottata quando un gran numero di donne stava entrando nel mercato del lavoro del dopoguerra, trovandosi però spesso a lavorare in luoghi con poche strutture sanitarie.
Oggi la legge è ancora in vigore e i datori di lavoro hanno discrezione e possono concedere il congedo per giorno di calendario, mezza giornata o a ore. Le lavoratrici devono semplicemente richiederlo e non è necessaria alcuna documentazione medica.
Tuttavia, questa politica si è rivelata controversa ed ha alimentato i timori di stigma sociale e discriminazione: molte donne che hanno bisogno di stare a casa per i dolori durante il ciclo mestruale rinunciano a questo diritto e si mettono regolarmente in malattia piuttosto che attirare l’attenzione dei colleghi maschi sul loro ciclo mestruale.
India
Nel 2020, Zomato, una multinazionale indiana che offre servizi online per cercare ristoranti e ordinare cibo a domicilio, ha introdotto un congedo mestruale pagato di dieci giorni all’anno per le dipendenti (cisgender e transgender) in tutti i paesi in cui ha del personale.
Le dipendenti di Zomato possono richiedere il congedo mestruale attraverso un portale dedicato alle risorse umane e non possono prendere più di un giorno per ogni ciclo mestruale.
Le dipendenti sono inoltre invitate a denunciare a un indirizzo mail dedicato i casi in cui colleghi o colleghe mettano in atto molestie o facciano commenti sgradevoli a proposito del ricorso al congedo.
Zomato non è la prima azienda indiana a introdurre il congedo mestruale, ma è probabilmente la più importante e quella con maggior visibilità. Per esempio l’aveva fatto nel 2017 Culture Machine, una società di media che ha sedi in cinque città indiane.
Dal 1992 nella regione indiana di Bihar esiste una legge che dà diritto alle donne di assentarsi dal lavoro due giorni al mese per “ragioni biologiche”.
Cina
In Cina non è in vigore alcuna legge in merito al congedo mestruale. Attualmente, solo le province di Anhui, Shanxi e Hebei concedono alle donne lavoratrici permessi per forti dolori mestruali.
In un commento pubblicato sul Global Times, una donna di Shanghai, ha osservato che in Cina molti dipendenti sono pagati, valutati e promossi in base al numero di ore di lavoro; le donne che chiedono un congedo potrebbero quindi rischiare di essere penalizzate se le leggi come quella in vigore nella provincia di Anhui non venissero applicate pienamente.
Corea del Sud
Nel 2001, la Corea del Sud ha ratificato l’articolo 73 della legge sulle norme del lavoro, che prevede il riconoscimento da parte del datore di lavoro di un giorno di congedo non retribuito al mese concesso su richiesta delle dipendenti.
Tutte le lavoratrici hanno diritto a questo beneficio, indipendentemente dalla loro posizione lavorativa o da quanto tempo lavorano nella determinata realtà.
Tuttavia, anche in questo caso l’argomento è controverso. Alcuni lavoratori maschi hanno pubblicamente contestato il congedo mestruale come una forma di “sessismo al contrario” e le donne, a quanto pare, sono riluttanti a richiederlo per timore di essere soggette a stigma sociale o discriminazioni.
Indonesia
L’Indonesia ha introdotto la politica del congedo mestruale nel 1948, considerandolo un diritto industriale per le donne minatrici o operaie, in assenza di bagni o servizi igienici adeguati.
I datori di lavoro offrivano alle lavoratrici due giorni al mese come permessi retribuiti, per un massimo di 24 giorni all’anno. Se da un lato questa misura poteva dare sollievo alle operaie, dall’altro i dati di un sondaggio mostravano che le donne impiegate nei settori dei servizi, come il commercio al dettaglio e la finanza, raramente prendevano il congedo mestruale e tendevano a considerarlo un imbarazzo.
Negli anni ’90, l’Associazione delle donne d’affari indonesiane ha persino chiesto l’abrogazione della politica, ritenendola “contraddittoria con gli obiettivi dell’emancipazione femminile”.
Una riforma del 2003 ha annacquato le regole: la legge non impone più due giorni di congedo retribuito, ma rende la politica soggetta a negoziazione tra datori di lavoro e sindacati.
Taiwan
Il congedo mestruale è stato introdotto per la prima volta a Taiwan nel 2002 e modificato nel 2013. La politica consente un massimo di tre giorni di congedo mestruale all’anno, per i quali le dipendenti ricevono metà del loro stipendio regolare.
Secondo la politica originaria, le donne avevano diritto al congedo mestruale, ma questo era integrato nei 30 giorni di congedo per malattia riconosciuti nei contratti, per i quali era prevista la metà della retribuzione normale. Di conseguenza, se una donna richiedeva tre giorni di congedo mestruale, le rimanevano solo 27 giorni di congedo per malattia comune durante l’anno.
Il nuovo regime, istituito nel 2013, ha cercato di risolvere questo problema e le donne hanno ora diritto a tre giorni di congedo mestruale all’anno a metà retribuzione, oltre ai 30 giorni di congedo per malattia.
Ma c’è un inghippo: se una dipendente prende più di 30 giorni di congedo per malattia in totale, i tre giorni aggiuntivi non vengono pagati.
Zambia
Il congedo mestruale è stato inserito nella legislazione dello Zambia nel 2017.
Il provvedimento consente alle lavoratrici di prendere un giorno di congedo dal lavoro ogni mese senza dover produrre un certificato medico o fornire una motivazione al proprio datore di lavoro.
Chiamata colloquialmente “festa della mamma” – anche se si applica a tutte le donne, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno figli – la politica opera in gran parte su base informale, con le donne che possono semplicemente chiamare il giorno stesso per dire che stanno prendendo quel giorno come congedo.
Spagna
La normativa da poco approvata introduce la possibilità di un congedo retribuito per le donne che vivono mestruazioni dolorose e invalidanti. Il congedo, però, viene riconosciuto soltanto se si presenta un certificato medico prodotto da un medico specialista.
Inizialmente la bozza di legge prevedeva la possibilità di prendere 3 giorni estendibili fino a 5, ma il disegno di legge poi approvato non prevede un massimo di giorni. Il congedo verrà riconosciuto fino alla durata necessaria in base al singolo caso.
Italia
Nel 2016 è stata proposta e discussa una legge in Parlamento, naufragata prima di prendere il via.
Di seguito il testo della proposta, secondo cui le donne avrebbero diritto ai giorni di congedo mestruale dietro presentazione di un certificato medico, da rinnovare di anno in anno:
Proposta di legge 3781 del 2016: Istituzione del congedo per le donne che soffrono di dismenorrea
“La presente proposta di legge si compone di un solo articolo. La donna che soffre di mestruazioni dolorose, che dovranno comunque essere certificate da un medico specialista, ha diritto a un congedo per un massimo di tre giorni al mese. Per tale diritto è dovuta un’indennità pari al 100 per cento della retribuzione giornaliera e i giorni di congedo non possono essere equiparati ad altre cause di assenza dal lavoro, a partire dalla malattia: nessuna assimilazione tra i due istituti sia dal punto di vista retributivo che contributivo. Il diritto di cui alla presente proposta di legge si applica alle lavoratrici con contratti di lavoro subordinato o parasubordinato, a tempo pieno o parziale, a tempo indeterminato, determinato ovvero a progetto.”
Nel resto del mondo ci sono state alcune aziende che si sono mosse in questa direzione: nel 2007 Nike ha inserito nel suo codice di condotta il congedo mestruale e l’azienda inglese Coexist è stata la prima a farlo nel Regno Unito nel 2016.
Conclusioni
Dalle diverse opinioni e dagli esempi descritti il congedo mestruale si presenta quindi come una tematica complicata e controversa, anche all’interno dell’universo femminista.
Da una parte vi sono coloro che vedono il riconoscimento di questo diritto come un passo avanti per l’empowerment, per l’emancipazione femminile e per la riduzione del gender gap nel mondo del lavoro; dall’altra, invece, vi sono persone che interpretano questa misura come un elemento che rischia di ostacolarli, aumentando il divario di genere, ancora molto ampio in diversi settori lavorativi.
Consigli
Libri:
– Giorgia Vezzoli, Period Girl, Settenove, 2020
– Élise Thiébaut, Questo è il mio sangue, Einaudi, 2018
– Bianca Pitzorno, Diana, Cupido e il commendatore, Mondadori, 2010
– Lucia Zamolo, Rosso è bello, Sonda, 2020
– Marinella Manicardi, Corpi impuri. Il tabù delle mestruazioni, Odoya, 2017
– Lucrezia Lerro, Il sangue matto, La nave di Teseo, 2020
– (a cura di) Serena Maiorana, Son tornate. Racconti di mestruazioni e altri tabù, Villaggio Maori, 2021
Fumetti:
– Ken Koyama, Seiri Chan – La Tua Amica Mensile, Edizioni Star Comics, 2020
– Arianna Ruffinengo, Maiku scopre Luna Rossa, Independently published, 2017
– Giulia Ambrosetti, Piacere, ‘Le mie cose’”! 40 domande e risposte sul mondo delle mestruazioni”, Independently published, 2020
Video:
– Walt Disney, The Story Of Menstruation (1946)
– Alex Hermansson, The Period Song
– Organyc UK, The History of the Sanitary Pad and it’s Cotton Revolution
Cartoni Animati:
– Walt Disney, Red
Social accounts:
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@periodmovement
@ohmyperiod
#menstrualleave
#periodleave
#congedomestruale
Fonti
https://www.greenme.it/salute-e-alimentazione/salute/congedo-mestruale-spagna-disegno-legge-polemiche/
https://www.valigiablu.it/congedo-mestruale-legge/
https://www.valigiablu.it/mestruazioni-conversazione-sociale/
https://www.menstrual-matters.com/ml-origins-1/
https://www.camera.it/leg17/995?sezione=documenti&tipoDoc=lavori_testo_pdl&idLegislatura=17&codice=17PDL0044140
https://www.ilpost.it/2020/08/13/zomato-congedo-mestruale/
https://www.bbc.com/worklife/article/20220426-could-menstrual-leave-change-the-workplace
https://www.vwt.org.au/projects/menstrual-workplace-policy/
https://www.vwt.org.au/blog-menstrual-policy/
https://blog.vantagefit.io/menstrual-leave/
https://www.theguardian.com/lifeandstyle/2016/mar/04/period-policy-asia-menstrual-leave-japan-women-work
https://www.euronews.com/next/2022/05/13/spain-s-menstrual-leave-the-countries-that-have-already-tried-and-tested-days-off-for-peri
https://www.dw.com/en/menstrual-leave-a-blessing-or-a-curse/a-61783135
https://www.unfpa.org/events/menstrual-hygiene-day
https://www.unfpa.org/news/5-ways-world-changing-how-it-sees-menstruation
- Capitolo quattordicesimo: Congedo mestruale. Rivoluzione o discriminazione?
- Capitolo tredicesimo: Donne e abbigliamento. Chi decide cosa indossare?
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- Capitolo undicesimo: Ecofemminismo
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