Capitolo terzo: I settori più inquinanti al mondo. Una classifica scomoda

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Incuriosita dal conoscere le classifiche dei settori maggiormente inquinanti a livello mondiale, e ricercando quindi i principali produttori di emissioni di gas a effetto serra, ho rilevato che è facile imbattersi in stime divergenti, perché le suddivisioni possono essere effettuate in modi differenti. Analizzando il settore dell’elettricità, ad esempio, a fini statistici esso potrebbe essere inglobato in altri settori comprendenti attività umane, come i trasporti, l’industria ed il residenziale. Ma non volendo complicare troppo il discorso, limitiamoci ad analizzare ogni settore a sé stante, riassumendo i dati disponibili online.

Nel 2010, l’organismo delle Nazioni Unite per la valutazione della scienza relativa ai cambiamenti climatici, conosciuto con l’acronimo IPCC (gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici), affermava che il primo posto come settore più inquinante a livello mondiale viene occupato dalla produzione di elettricità, corrispondente al 25% di tutta la produzione di gas a effetto serra nel mondo. Gli statunitensi, dal canto loro, ogni anno rilasciano stime più o meno affidabili e, in questo caso, confermano il primato dell’elettricità ponendo la percentuale degli ultimi anni ad un 27% secondo stime territoriali.

Il gruppo intergovernativo pone poi al secondo posto, con un 24%, il settore comprendente agricoltura, allevamento e deforestazione. Le stime statunitensi si mantengono inferiori, a circa il 19%.
Secondo la FAO, conteggiando i soli allevamenti, questi contribuiscono per più del 14% al totale delle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo. Di questa percentuale, il 65% è rappresentata dagli allevamenti di bovini, sia per la carne che per il latte. Seguono con il 9% gli allevamenti di suini, con l’8% quelli di bufali, stessa percentuale per polli e galline, ed un 6% per gli altri animali da latte e carne, come pecore e capre. A differenza degli altri settori, però, l’allevamento produce per la maggior parte gas serra sotto forma di metano.

Secondo l’IPCC, il terzo posto va all’industria, con il 21% del totale delle emissioni di gas a effetto serra a livello mondiale. Nell’industria, vanno comprese categorie quali il tessile, il chimico, l’edilizia ed altre. Anche gli Stati Uniti pongono la stessa percentuale per la loro produzione industriale.

Gli esperti stimano poi un 14% per il settore dei trasporti, con emissioni provenienti dalla combustione di combustibili fossili per auto, camion, navi, treni ed aerei. Per gli americani i dati sono più alti, con stime spesso superiori al 23%.

L’IPCC attribuisce un 6% al consumo di combustibili fossili per uso residenziale e commerciale, ovvero ciò che viene utilizzato per il riscaldamento, raffreddamento, elettricità e gestione dei rifiuti in case, aziende ecc.
Infine, il gruppo intergovernativo stima che un 10% delle emissioni provenga da una serie di altre attività come l’estrazione di combustibili fossili, la raffinazione del petrolio, la sua lavorazione e il suo trasporto.

Ma quali sono invece i paesi più inquinanti?
Come sottolinea “Il Post”, il risultato delle stime varia esponenzialmente se si decide di prendere in considerazione o meno le emissioni pro capite.
Senza tenerle in conto, il principale responsabile dell’inquinamento mondiale è la Cina, con circa il 28% delle emissioni totali, seguita dagli Stati Uniti con il 15%, dall’India con il 6%, dalla Russia con il 5% e dal Giappone con il 4%. L’Italia ne produce poco meno dell’1%.
Se si vuole essere maggiormente accurati però, è necessario calcolare invece le emissioni pro capite: in questo caso al primo posto si posiziona il Kuwait, piccolo stato ricco di giacimenti petroliferi e seguito dagli altri principali paesi produttori di petrolio mediorientali, insieme al Brunei e al Belize. In successione poi l’Australia, il Canada e gli Stati Uniti. Con questi calcoli, per trovare la Cina bisogna scendere molto molto più in basso.